giovedì 9 febbraio 2017

Ingegneria Genetica

Nonostante l'uomo abbia "modificato geneticamente" (attraverso la selezione artificiale) organismi di diversissima natura nel corso di secoli, è solo negli ultimi trent'anni che si è palesata la possibilità di modificare effettivamente il codice che gestisce il modo in cui è strutturato un organismo, ovvero il DNA.

Nel 1987 viene infatti scoperto CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), ovvero particolari segmenti di DNA rinvenuti in alcuni tipi di batteri sopravvissuti ad un "attacco" da parte di virus batteriofagi. Essi, associati ad una proteina definita CAS9, permettono, in natura, a questi "superstiti" di difendersi da successivi attacchi virali, poiché la proteina, utilizzando appunto i segmenti CRISPR nella cellula, riesce a riconoscere ed eliminare il codice genetico del virus che sta tentando di invadere il batterio. Gli scienziati hanno successivamente scoperto che, "programmando" CRISPR all'interno di determinate cellule, era possibile apportare specifiche modifiche ad una stringa di DNA in modo relativamente semplice ed economico, per esempio "eliminando" (con un processo chiamato knockout) un particolare gene dal codice.

 Naturalmente, accanto alle prospettive esaltanti di curare il cancro (sono già stati effettuati interventi sperimentali a riguardo con discreti successi), l'HIV o altro ancora), esistono implicazioni più preoccupanti: sappiamo infatti prevedere tutte le conseguenze del modificare in modo estensivo organismi viventi? Tanto per iniziare, se l'abuso di antibiotici incorre nel rischio di creare superbatteri resistenti anche alle terapie più potenti, non può esistere un rischio simile anche per la modifica genetica? Inoltre, in un mondo dove qualsiasi modifica genetica è possibile, fin dove è lecito spingersi? Sono tutte questioni che è bene tenere a mente, pur senza precludersi la possibilità di risparmiare, in un futuro, tanta sofferenza a chi adesso ha poche speranze di avere una vita accettabile.

In ultimo, vi lascio con un video di un canale (dal contenuto che ritengo molto curato ed interessante) che esplora i temi sopracitati.

mercoledì 8 febbraio 2017

Impianti neurali per la memoria

L'ingegnere biomedico Theodore Berger della University of Southern California di Los Angeles potrebbe stare avvicinandosi allo sviluppare un modo per aiutare quei pazienti (ad esempio affetti da sindrome di Alzheimer o post-ictus) incapaci di formare nuove memorie a lungo termine, tramite un microchip impiantato nel cervello che "replicherebbe" la funzione dei neuroni degenerati (in particolare quelli dell'ippocampo) in seguito alla patologia.

L'idea è a dir poco audace, ma gli esperimenti (effettuati finora solo su ratti e scimmie) sembrano molto promettenti: infatti l'impianto sembra aver dimostrato di essere in grado di processare informazioni in una maniera simile e compatibile con quella dei neuroni di cui fa le veci. Ci sono ancora numerose incognite a riguardo: in primis, se un'integrazione fluida e funzionale di una memoria "artificiale" di questo tipo sia effettivamente possibile nell'uomo; se la teoria neuropsicologica che vi sta dietro sia effettivamente corretta; se possa una memoria "generata" da un chip possa effettivamente essere conservata ed utilizzata dalla cognizione umana a livello cosciente.

Nonostante le critiche e gli scetticismi, Berger sembra determinato. I primi esperimenti destinati all'uomo getteranno luce su tante di queste perplessità. Sarebbe un altro enorme passo avanti nel combattere le disabilità cognitive grazie alla moderna tecnologia.


(fonte: https://www.technologyreview.com/s/513681/memory-implants/ )

Cyberpsicologia: la mente e Internet

Per quanto sia facilmente prevedibile che la diffusione massiva di Internet (accessibile a pressoché qualsiasi cittadino del primo mondo, e non solo) debba necessariamente avere un certo impatto sulla cognizione sociale e sulla cultura delle varie comunità, non è scontato né semplice prevederne e comprenderne appieno gli effetti. Un saggio ("Towards Cyberpsychology: Mind, Cognition and Society in the Internet Age") di G. Riva e C. Galimberti affronta proprio questi temi, Ad esempio, viene citato che sebbene sia spesso sostenuto che la facoltà di Internet di permettere un accesso semplice e universale all'informazione possa promuovere e sostenere la democrazia, uno studio (di Rice) attesta che in realtà Internet aumenti status e divari di potere tra organizzazioni (e ciò non sorprende, visto quanto sono favoriti fenomeni di groupthink e conformismo estremo sul web); un altro studio (di Stoll) mostra come Internet tenda ad isolare gli individui "allontanandoli" dalle loro comunità reali, verso invece comunità virtuali (tendenzialmente più inconsistenti e meno affidabili socialmente); un altro studio ancora (di Turkle) afferma, seppur con qualche riserva, che ambienti virtuali testuali frequentati da moltitudini di utenti (definiti Multi-User Dungeons, o MUD) permettono di sperimentare nuove forme di comunicazione e identità, pur essendo noti gli effetti controversi dell'anonimità sulla socialità virtuale. (basti osservare il fenomeno del trolling e del cyberbullismo) La questione è evidentemente molto complessa e senza dubbio multifattoriale. In un clima di entusiasmo tecnologico (ed in un contesto ideologico come quello del transumanesimo, per l'appunto), insomma, resta fondamentale prestare ferma attenzione a certi campanelli d'allarme.

(per chi volesse approfondire, qui è possibile trovare una vasta anteprima del saggio citato)

domenica 5 febbraio 2017

Una vista di riserva

Ho già trattato il tema della cecità in un precedente post, in cui esponevo un metodo piuttosto peculiare (ovvero sfruttando un'altra dimensione sensoriale) per recuperare una forma di orientamento tridimensionale nell'ambiente. Tuttavia, il progresso tecnologico sta già sviluppando modalità di "simulazione" della capacità visiva tramite impianti (generalmente sulla retina) che possano trasmettere impulsi elettrici direttamente alle strutture gangliari e successivamente al nervo ottico "aggirando" un potenziale problema retinico. Naturalmente, non tutte le cecità sono uguali e non tutte sono "curabili" allo stesso modo. Tuttavia, per quest'uomo affetto da retinite pigmentosa, questo congegno denominato accuratamente Second Sight è stato un modo, seppur non senza allenamento, di recuperare, almeno in parte, la possibilità di tornare a vedere il mondo.


martedì 31 gennaio 2017

La tecnologia ci dà una mano

La tecnica (in uno sforzo multidisciplinare di elettronica, bioingegneria, nanotecnologia) sta facendo passi da gigante nel tentativo di fornire all'essere umano la possibilità di rimpiazzare sempre più parti dell'anatomia umana che possono essere state danneggiate da patologie o traumi, permettendo di conservare autonomia, funzionalità e anche di evitare quel serpeggiante stigma che la disabilità ancora, nel 2017, non è riuscita a scrollarsi del tutto di dosso. Eventi come le paralimpiadi hanno già mostrato non solo le potenzialità di persone con disabilità somatiche, ma anche quelle dei prodigi tecnologici che l'industria delle prosthetics è in grado di realizzare. Segue un assaggio della tecnologia di ultima generazione per protesi manuali che permettano una buona capacità di manipolazione nelle attività quotidiane (segnalo inoltre il canale che l'ha pubblicato, a mio avviso molto interessante per gli appassionati di tecnologia e scienza in generale).

lunedì 30 gennaio 2017

Ecolocalizzazione umana

L'ecolocalizzazione (o biosonar) è una tecnica basata su una forma di sonar (ovvero un sistema di localizzazione basato sul tempo di ritorno di onde sonore riflesse dagli ostacoli circostanti) biologico, utilizzata da alcuni mammiferi (pipistrelli e delfini per citarne un paio) per orientarsi nell'ambiente senza affidarsi alla vista. A questo sistema, già utilizzato per la navigazione in aria prima dell'avvento del radar e per l'orientamento dei robot, sono stati ispirati dispositivi che forniscono a individui affetti da deficit visivo grave o cecità totale un metodo alternativo (naturalmente dopo un periodo di training e abituazione) di orientamento per migliorare la qualità della vita quotidiana e soprattutto l'autonomia. Eccone un esempio:



È interessante notare come la tecnologia stia lentamente modificando non solo le modalità con cui l'essere umano modifica e padroneggia l'ambiente, ma persino il modo in cui lo percepisce ed interpreta. Questo tema verrà approfondito in un post successivo.

domenica 29 gennaio 2017

Transumanesimo

Un'interessante conseguenza culturale derivata dall'evoluzione della tecnica nel campo della bioingegneria per la modifica e il potenziamento delle facoltà umane è il transumanesimo (o transumanismo). Per transumanesimo si intende un movimento culturale che sostiene l'impiego della tecnologia d'avanguardia per migliorare o eliminare eventuali condizioni indesiderabili della condizione umana, nonché per superare gli stessi limiti fisiologici dell'individuo verso uno stato post-umano.

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