Nel 1987 viene infatti scoperto CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), ovvero particolari segmenti di DNA rinvenuti in alcuni tipi di batteri sopravvissuti ad un "attacco" da parte di virus batteriofagi. Essi, associati ad una proteina definita CAS9, permettono, in natura, a questi "superstiti" di difendersi da successivi attacchi virali, poiché la proteina, utilizzando appunto i segmenti CRISPR nella cellula, riesce a riconoscere ed eliminare il codice genetico del virus che sta tentando di invadere il batterio. Gli scienziati hanno successivamente scoperto che, "programmando" CRISPR all'interno di determinate cellule, era possibile apportare specifiche modifiche ad una stringa di DNA in modo relativamente semplice ed economico, per esempio "eliminando" (con un processo chiamato knockout) un particolare gene dal codice.
Naturalmente, accanto alle prospettive esaltanti di curare il cancro (sono già stati effettuati interventi sperimentali a riguardo con discreti successi), l'HIV o altro ancora), esistono implicazioni più preoccupanti: sappiamo infatti prevedere tutte le conseguenze del modificare in modo estensivo organismi viventi? Tanto per iniziare, se l'abuso di antibiotici incorre nel rischio di creare superbatteri resistenti anche alle terapie più potenti, non può esistere un rischio simile anche per la modifica genetica? Inoltre, in un mondo dove qualsiasi modifica genetica è possibile, fin dove è lecito spingersi? Sono tutte questioni che è bene tenere a mente, pur senza precludersi la possibilità di risparmiare, in un futuro, tanta sofferenza a chi adesso ha poche speranze di avere una vita accettabile.
In ultimo, vi lascio con un video di un canale (dal contenuto che ritengo molto curato ed interessante) che esplora i temi sopracitati.